«La Catalogna è europea perché è spagnola.
Artur Mas ha ingannato molti catalani, continuando
a dir loro: da indipendenti, resteremo
sempre nella Ue. Ma non è così. Se Barcellona dichiarerà
unilateralmente l’indipendenza dalla
Spagna, la sua uscita dalla Ue sarà inevitabile,
automatica. E sarà un rischio per tutta l’Unione».
Pablo Zalba Bidegain, eurodeputato spagnolo
del Partito popolare e vicepresidente della Commissione
Affari economici e monetari all’Europarlamento,
si dice «molto preoccupato» dai
venti di secessione che soffiano da Barcellona. E
non certo perché lui viene dalla Navarra. Lo preoccupano
i riflessi sull’Europa intera.
Perché?
«Perché l’Europa vuole oggi abbattere le frontiere,
non costruirne di nuove. Unire, e non creare
fratture. E portare avanti l’idea federale, con
gli Stati che cedono più sovranità all’Unione.
Una dichiarazione di indipendenza catalana andrebbe
esattamente nel senso opposto».
Non pensa che Bruxelles, maestra di negoziati,
potrebbe alla fine negoziare un’«uscita
morbida» dalla Spagna per Mas e i suoi?
«Impossibile. Sono gli stessi Trattati dell’Ue a
sancire il destino di chi vuol secedere dal proprio
Paese. E poi, la Catalogna ha una sua grande
vocazione europea. Ma lo ripeto: è europea perché
è spagnola».
È ancora possibile un dialogo con Madrid?
«Certo che sì: il governo popolare di Rajoy ha
sempre la mano tesa verso Barcellona, è sempre
pronto ad ascoltare e a parlare. Purché il dialogo
resti entro i limiti della legalità: e cioè, che non vi
siano dichiarazioni e iniziative unilaterali».
La vostra memoria storica racchiude anche
sangue e violenza: c’è il rischio di una nuova
guerra civile?
«Assolutamente no. A Barcellona devono soltanto
formare un governo e poi cercare di risolvere
i problemi concreti, quotidiani, dei loro cittadini:
primo, combattere la disoccupazione; secondo,
generare la stabilità necessaria perché
arrivino gli investimenti, anche dall’estero».
Ma la Catalogna ha anche le sue risorse.
Non potrebbe avere una sua autonomia economica,
se lasciasse Madrid?
«No. Pensi solo che, in un caso del genere, tutte
le sue imprese dovrebbero cominciare a pagare
i dazi per esportare i loro prodotti nel resto
della Spagna, o dei Paesi Ue».
Eppure conta anche il voto popolare, la democrazia
diretta...
«Sì. Ma a Barcellona, come tutti sappiamo, i
sostenitori dell’indipendenza hanno avuto in realtà
meno voti di quelli che non la vogliono. Poi
hanno vinto con i seggi, per via della legge elettorale.
Però io continuo a credere nella vocazione
europea dei catalani».
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